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Tsunami Edizioni

PAROLA DI OZZY

PAROLA DI OZZY

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Harry Shaw

Il suo nome è John Michael Osbourne, ma il mondo lo conosce come Ozzy.

I primi quarant’anni di carriera di uno dei personaggi più controversi della storia del rock vengono qui raccontati attraverso le sue stesse parole, in una galleria imperdibile di aforismi e pensieri spesso più che irriverenti.

Harry Shaw ha selezionato le migliori dichiarazioni mai rilasciate dal madman, ripercorrendone la vita e la storia attraverso gli anni con i Black Sabbath, la sua carriera solista, l’abuso di alcool e droghe, per arrivare all’incredibile successo televisivo ottenuto con il reality The Osbournes.

Il bello di essere Ozzy è che non importa con chi salirò sul palco, l’importante è che ci salga io.

Se ho imparato qualcosa stando in prigione? Si, ho imparato a non tornarci.

Io vivevo ad Aston e mio padre stava morendo per colpa del fottuto inquinamento industriale. Ma sai quanto cazzo me ne fregava dei fiori di merda e di tutte le stronzate degli hippy?

I Sabbath sono musica aggressiva per gente incazzata.

Eravamo noi a prendere le decisioni, e se ai produttori la cosa non andava bene, allora li massacravamo di botte.

Pensavo fosse un giocattolo di plastica, quindi l’ho preso in mano e gli ho staccato la testa con un morso. Poi ho pensato ‘Porca troia! Batteva le ali…’

Il ricordo più bello che ho di Randy Rhoads è semplicemente lui stesso. Era un talento incredibile.

Ho un chihuahua, un volpino di Pomerania, uno spaniel giapponese, un bulldog inglese, un altro chihuahua, un altro spaniel giapponese, un pastore tedesco, un boxer e un bullmastiff… e hanno tutti lo stesso sapore.

Ai tempi della scuola non potevo nemmeno vederlo. Non lo sopportavo per niente, e ogni volta che lo incontravo lo riempivo di botte. – Tony Iommi

Traduzione di Massimo Baroni

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